La scuola è con tutti


Domani si riparte. Altra settimana di lavoro, più o meno utile, più o meno piacevole. In momenti in cui il dubbio affiora, emerge il mio spirito di adattamento. Come una spugna con l'acqua, assorbo la piacevolezza di ciò che ancora non mi convince, perchè sono un uomo dopotutto fortunato. C'è chi non lavora, chi ha lavori peggiori dei miei, chi non lavora affatto. La vita è ciò che rimane, dopo. Se non sei troppo stanco. Ma anche in quel caso, anche quella è vita. E come tale, da difendere, e da farsi piacere, in qualche modo.

Ho pensato spesso a come siano riuscite a vivere queste persone. Per non parlare di tutti i deportati nei campi di sterminio in Germania, o in quelli di "internamento" in Italia. In questi casi l'essere umano dimostra un'adattamento all'ambiente, ed un istinto di sopravvivenza degni dei migliori animali. L'uomo e la tigre. E un cane in un canile.

Senza scomodare casi estremi, ci adattiamo quotidianamente a regole (esplicite o implicite) perchè le condividiamo internamente, abbiamo paura delle sanzioni, o ci permettono di ottenere scopi personali nel modo più efficace possibile.

Quando arrivai in città, da molto lontano, non ci misi molto per abituarmi a buttare per terra i mozziconi di sigaretta, i biglietti timbrati dell'autobus...e così via. Non ci mi molto a capire, che i biglietti dell'autobus potevo anche non comprarli. Mi adattai ad un sistema che esisteva prima di me, e che pensavo sarebbe esistito in seguito. Un sistema che definiva (sto parlando del periodo della pubertà) identità, ruoli, comportamenti precisi, e che, nel farlo, ti classificava come membro o straniero. Mi adattai per diventare membro. Ci misi molto a risalire la crina del gregarismo, e a cambiare il modo di porsi. Riuscii a farlo grazie agli strumenti che quello stesso ambiente mi mise a disposizione (scuola, cultura).


Si parla molto di nomadi, ultimamente. Nell'immaginario collettivo, lo zingaro ha molto a che fare con l'altra parte di sè, la nostra parte nascosta. O più semplicemente con ciò che consapevolmente abbiamo sacrificato e messo da parte per la nostra vita quotidiana.
Infatti li invidio, dimostrando di avere quel coraggio che io non ho.
Questo è un bel sito sui sinti rom. E' un popolo con una grandissima capacità di adattamento. Anche loro con una storia difficile. Il nomadismo non è una scelta, ma una necessità che si sono fatti piacere. Come il lavoro per molti di noi.
Nei vari ambienti in cui hanno vissuto hanno sempre lavorato per i non rom, che provvedevano così al loro sostentamento. Qui in Campania si sono subito adattati alle regole del posto. Pagando il pizzo e lavorando per la camorra. Come molti altri giovani italiani.

In Emilia Romagna, invece, le regole sono altre. La regione ha stipulato un progetto di inserimento lavorativo, (scaricate le relazioni - sono molto interessanti) incentrato a Bologna e Piacenza.
Nella stessa regione i più piccolini sarebbero potuti anche andare a scuola, dove, come me, avrebbero capito che, almeno in Italia, l'adattamento è un'arma a doppio taglio.

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